Tenente Colonnello in s.p.e.,  8° Reggimento Alpini - Battaglione Val Tagliamento

 
 

Intrepido Comandante di Battaglione, suscitatore di ogni entusiasmo, inviato ad operare in settore di altro Reggimento fortemente impegnato, veniva a conoscenza, mentre era in marcia di trasferimento, che un tratto di fronte aveva ceduto e che i difensori, premuti dall’avversario preponderante, ripiegavano. Prontamente riuniva allora i suoi Reparti e contrattaccava il nemico incalzante, immobilizzandolo. Assicurato il possesso della posizione raggiunta, vi resisteva con indomito valore per otto giorni, sotto violentissimi bombardamenti e contro ripetuti, ostinati attacchi. Sopraffatto alla fine, dall’irruenza di forze soverchianti, si lanciava con i superstiti al contrassalto per ristabilire la situazione. Rimasto gravemente ferito, mentre veniva trasportato al posto di medicazione rincuorava i presenti a persistere nella lotta. Raggiunto e circondato dai nemici, continuava ad incitare i suoi Alpini, finché una raffica di fucile mitragliatore, sparatagli a bruciapelo, lo colpiva mortalmente.

Mali Topojanit (Fronte greco), 30 dicembre 1940–8 gennaio 1941

 
 

Nato a Lucca il 7 ottobre 1891 da genitori piemontesi, compie gli studi a Sondrio e si diploma perito agrario. Segue il Corso Allievi Ufficiali presso il 5° Reggimento Alpini e nel 1913 viene nominato Sottotenente di complemento al 4° Reggimento.Alpini. Partecipa a tutta la Grande Guerra sulle aspre e sanguinose posizioni del Kukla e del Rombon, di Monte Rosso e dell’Ortigara e raggiunge il grado di Capitano. Tra le due guerre compie moltissime ascensioni: Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino, Bernina. Il suo piede da provetto alpinista raggiunge le più aspre vette delle Dolomiti e delle Giulie.

Fonda la Sezione del CAI di Gemona e la Sottosezione di Osoppo, scrive monografie sulle Alpi Giulie, pubblicazioni che mettono in risalto l’abilità della sua penna e della sua arte di fotografo. Attrezza numerose vie alpinistiche e costruisce un confortevole rifugio alpino alle sorgenti dell’Isonzo in Santa Maria di Val Trenta, al quale dà il nome dell’indimenticabile Italo Balbo, suo grande amico.

Allo scoppio della guerra in Etiopia chiede e ottiene di partire con la Divisione Pusteria incorporato nella 10a Colonna Salmerie di cui assume il Comando con il nuovo grado di Maggiore. Come comandante del Battaglione Val Tagliamento, il 3 novembre 1940 viene inviato sul fronte greco-albanese.

Il 30 dicembre 1940 al Mali Topoianit,  il Val Tagliamento occupa una posizione chiave ed il Ten. Col. Tinivella ne comanda il Settore. La rallentata sorveglianza di un Plotone permette ai greci l’irruzione di sorpresa oltre le nostre linee minacciando l’accerchiamento. Ma Tinivella intuite le mosse nemiche, con fulminea decisione, lancia sul retro e sul fianco le sue Compagnie e quella dell’eroico Tenente Ratto, che sbaragliano il nemico annientando di quelli che rimangono insaccati. La brillante azione vale al Ten. Col. Tinivella la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Arriva l’8 gennaio: il nemico attacca, si combatte ferocemente, accanitamente con tutte le armi, col cannone del gruppo Udine che spara a zero in prima linea, con le baionette e le bombe a mano. Il Col. Umberto Tinivella  con la pistola in pugno urla “loro i la vol ma mi non gliela dago”  finché, colpito all’addome, si piega e cade. Pochi minuti prima di morire aveva telefonato al Comando Supremo: “I mortai mi pestano, non un metro che non sia battuto. Ho molte perdite, ma non molleremo”.

Così venne ricordato durante la cerimonia funebre nel maestoso Tempio Ossario di Udine: “Certo aveva spirito e cuori pronti a una fine eroica, formatisi sull’esempio e sullo stampo dei vecchi Ufficiali Alpini, usi a servire in silenzio, onesti e coscienziosi. Con forte potere suggestivo trasfondeva, nei suoi alpini la sua bontà, la sua fede. Il senso del dovere e del sacrificio. Amò la montagna come una creatura e trasfuse nei giovani, tesori di passione di perizia alpinistica”.

A lui è dedicato un Rifugio a Moggio (UD).