Canzone del Grappa

Chi, in una bella giornata di primo autunno, si affacci all'Osservatorio del Sacrario di Cima Grappa, potrà spaziare con lo sguardo dalle Dolomiti al mare scorgendo nella vallata, il tortuoso e lento scorrere del Piave.

Se costui è a conoscenza dell'andamento della linea del fronte allo scoppio della Grande Guerra, capirà immediatamente l'importanza fondamentale di questo baluardo dopo le tragiche giornate di Caporetto.

L'orografia ha creato questo caposaldo naturale che permettesse di avere un fulcro su cui ruotare una nuova linea di " fronte", notevolmente più corta e naturalmente fortificata. E diventa immediatamente comprensibile l'affermazione di Cadorna, quando, nel 1916, dopo il pericolo corso con la Strafexpedition, a conclusione di una lunga e silenziosa osservazione e meditazione si rivolgeva al Col. Del Fabbro, responsabile delle fortificazioni del monte, concludendo:«... se quod Deus avertat, dovesse avvenire qualche disgrazia sull'Isonzo, io verrò qui a piantarmi. ....Le ripeto, in caso di disgrazia, questa è la linea che noi occuperemo».

E poco importano le diatribe sulle reali opere fortificate attive nel novembre 1917: solo la presenza della strada carrabile, chiamata giustamente "Strada Cadorna", è, più che sufficiente per poter affermare che l'intuizione del Generalissimo fu determinante per l'esito finale. Uomini, mezzi, artiglierie poterono affluire sul Monte facilmente e celermente a fronte di gravi ed a volte insuperabili difficoltà per i nemici. E così pure i vettovagliamenti, le munizioni, i rinforzi.

L’eco dell’"episodio" di Caporetto non era stato ben compreso dai Comandanti e dai soldati della 4a Armata che combattevano in Cadore. Si può facilmente immaginare come venisse accolto l’ordine di ritirata da posizioni che erano state causa di tanta sofferenza, sacrifici, sangue. Il Gen. Di Robilanti ritardò al massimo la ritirata dell'Armata, rischiando anche la sua integrità e procurandosi aspre critiche da Cadorna e da Giardino. Ma alfine si mosse, lasciando territori e popolazioni italiane in balia dei nemici. Per tanti Alpini oltre al dispiacere di cedere posizioni che ritenevano, giustamente, "proprie" si associava lo strazio di lasciare famiglie, affetti.

La 4a Armata, al comando del Gen. Di Robilant, si schiera sulle pendici settentrionale del Grappa e, in condizioni di difesa estremamente precarie, attende l’urto austro-tedesco. Che non si fa attendere: il 14 novembre 1917 comincia la 1a Battaglia difensiva del Grappa (Battaglia d’arresto).

Abbandonate le prime linee, troppo fragili, nei giorni successivi sono sanguinosi gli scontri sul monte Pertica, sull’Asolone, sul Col Berretta. Le cime passano più volte da una mano all’altra: attacchi e contrattacchi si susseguono per interi giorni nella tormenta e nel gelo. Il fronte ondeggia paurosamente ora verso la pianura veneta ora verso settentrione. Così fino al 23 novembre, ma l’urto nemico non ebbe i risultati sperati. Dopo una minore ripresa nei primi giorni di dicembre del 1917, anch’essi bagnati da tanto sangue, il 28 dicembre gli"Chasseurs des Alpes" riconquistano il Monte Tomba. Con la fine dell’anno si conclude la 2a Battaglia difensiva del Grappa che con la 1a costituisce la Battaglia d’Arresto sul Grappa. Una battaglia decisiva per le sorti della guerra in Italia. Probabilmente la più importante combattuta sul Grappa, ma non sufficientemente messa in risalto per vari motivi. Il Gen. Di Robilant, che sostenne il comando di queste operazioni, non figura fra i difensori del sacro Monte. Ma, sicuramente ne è il più importante, considerando la situazione tattica, strategica ed il morale delle truppe con cui si trovò ad operare. Tutto il merito spetterà al gen. Giardino, che, intervenuto al comando successivamente, gestirà la cruenta e vittoriosa battaglia finale accaparrandosi così tutti i meriti.

Il 15 giugno 1918 inizia la Battaglia del Solstizio o 3a Battaglia difensiva del Grappa. 140 battaglioni austro-tedeschi appoggiati da circa 1.400 bocche da fuoco si affrontavano con 120 battaglioni italiani con il supporto di oltre 1.000 bocche da fuoco (da considerare che il battaglione nemico era più numeroso dell'italiano). Gli austriaci prevedono un massiccio attacco sugli Altopiani a cui deve corrispondere un’azione sul Grappa. Gli Italiani, a conoscenza degli orari e delle intenzioni del nemico, non ripetendo gli errori di Caporetto, nelle prime ore previene l’artiglieria nemica. Altre pagine di epica lotta con alterne vicende si susseguono fino al 24 giugno. È doveroso rammentare le splendide gesta del IX Reparto d’Assalto agli ordini del Magg. Messe che con eccezionale slancio, decisione ed esemplare sincronia di movimenti, riconquista capisaldi importanti quali il Col Fagheron ed il Col Moschin. In questa data la battaglia termina concludendo il ciclo della difesa del Monte Sacro.

A seguito della ritirata austriaca oltre il Piave, il 24 giugno 1918, il Gen. Giardino ordina l’assalto dando inizio alla 1a Battaglia Offensiva del Grappa. Episodi di valore ed alterne vicende poco influiscono sull’andamento della linea del fronte; la battaglia si esaurisce in azioni di assestamento in attesa dell’azione definitiva.

Si è intanto progettata quella che passerà alla storia come la Battaglia di Vittorio Veneto o del Piave. Ed effettivamente su tale fronte si intendeva svolgere l’azione principale: sul Grappa si doveva realizzare un’azione concorrente. Ma il Piave, in piena, differì la data d’attacco che era stata fissata per il 24 ottobre, ricorrenza di Caporetto. Così nei giorni 24, 25 e 26 ottobre l’Armata del Grappa si trovò sola a fronteggiare il nemico che, nonostante le gravi vicissitudini interne, offrì una resistenza agguerrita con numerosi, cruenti contrattacchi che imposero un contributo altissimo di sangue. In queste giornate si compì l’olocausto del ten. Vincenzo Zerboglio, pisano, a cui fu decretata la M. O. V. M.. Conscio del grave compito che attendeva le sue truppe, il Gen. Giardino mantenne l’atteggiamento offensivo, consapevole dell’importanza di vincolare il nemico su quella montagna per favorire la critica situazione che si stava realizzando sul Piave.

Per comprendere il tributo di questa battaglia "apparentemente diversiva" giova presentare alcune cifre: sul globale di 36.498 uomini fuori combattimento della Battaglia del Piave e del Grappa, 24.413 uomini (67%) appartenevano alla 4a Armata.