Si prepara l'offensiva sul Grap­pa.

Il Battaglione, incorporato nella 80a Divisione Alpina, il 23 Ottobre è sui roccioni di Monte Lebbi

Il 24 comincia l'azione e l'”Aosta  ha come obbiettivo l'occupazione di Monte Fontana Secca, oltre la linee Solarolo-Valderoa.

É raggiunto Monte Casonet: rag­giunto Col dell'Orso: ma un im­previsto mutamento nella posizio­ne dei Ripartì muta anche all'”Aosta” l'obbiettivo.

Non più per Col dell'Orso, ma per Malga Solaroli dev'essere raggiunto Monte Fontana Secca: quindi giù per Vallon delle Mure e poi su per Cason del Sole.

Nel sole - e nella gloria - scompare Enzo Zerboglio, araldo di vit­toria agli scomparsi dell'ora buia che attendono.

Rileggiamo di Lui e dell'azione nelle memorie di un superstite.

“A piè del Colle (22 Ottobre) io uscii dalla casupola dove era il comando, con la notizia che era giunta la nostra ora. Sul viottolo, fra due basse siepi, che immetteva nella strada, incontrai Enzo e Lustrissy — due vittime predestinate — «Ragazzi, domani e poi farà caldo; all'opera presso i vostri uomini» dissi loro. Enzo non si scom­pose; disse: bene! decisamente: ascoltò le disposizioni e andò pel dovere suo, col compagno al fianco. La sera del 23 ci avviammo giù. Alle 2,55 del 24 raggiungemmo i roccioni di Croce dei Lebbi. La notte fu chiara. limpidissima: salendo vedemmo tutte le colline e la pianura lontana; il dorso del Montello, le sinuosità, lucenti alla luna, del. Piave, fremiti luminosi delle vampate dei razzi lungo tutta la linea. Spettacolo fantastico I Alle 5 precise divampò il fuoco da migliaia di bocche; i soldati erano frementi. Dal ciglio dei roccioni potevano osservare la scena dantesca.. L’aria era tutta un ululato possente: le trincee avversarie un ribollimento di vampe e macerie: per tutte le linee nostre un ardore di slanciarsi: nel rossore d’incendio vedevamo profilarsi, vicine e lontane, figure di soldati ritti sui cicli delle loro difese, Verso l’alba calò una nebbia fitta che tutto avvolse e smorzò di tono. Quando ci avviammo pioveva. A Monte Coronet, Enzo fu comandato di porsi alla testa di quella pattuglia che doveva prendere collegamento colle truppe della 47a Divisione. Partì sotto il tormento dell'acqua e del fuoco e rivenne colle notizie precise. Riprendemmo l'avanzata fino a Col dell'Orso. Qui il Maggiore fu invitato dal Generale Cambi  - Comandante dell'8o Raggruppamento - a scendere in valle al Cason del Sole, per prendere ordini direttamente da lui, poiché la situa zione si era in quel punto repentinamente mutata. Partì infatti col soldato Camossa, mi. soldato di Enzo che fece onore grande al suo Ufficiale. Partito il Maggiore, poco mancò che al Col dell'Orso succedesse pure qualche cosa di grave. Presidiava quel tratto il 2o Battaglione del 73o fanteria (Brigata Lombardia). Quei fanti avevano conquistato nel mattino una linea antistante verso il Solarolo. Ma nel punto in cui mi riferisco un imponente contrattacco nemico aveva ripreso il perduto, rovesciando sulla linea di partenza (Col dell'Orso) una turba di fantaccini nostri feriti e malconci, fra un torrente di fuoco. L'avversario si presentava minaccioso. In grado di potere avere notizie precise, informai sulla situazione il Capitano Mathieu, Comandante la 41a Compagnia, il quale prese fulmineamente le disposizioni del caso. Schierò alcune sue mitragliatrici e con assestate falciate contenne l'irruenza avversaria. L'artiglieria nemica vomitò su di noi un tiro concentrato di repressione. Ci trovammo nel turbine. Per dovere del grado dovevo balzare da un punto all'altro per riordinare le masse secondo quell'inaspettato evento. Enzo mi seguiva, benché non avesse in quel frangente compito diretto da assolvere, sordo alle mie raccomandazioni perché si riparasse. Vane le parole dell'amico, usai quelle del Superiore. Con la stessa calma con la quale aveva cercato di prodigarsi, ubbidì, quando fui costretto a fargli intendere con un ordine, che aveva il dovere, in quell’ora, di conservarsi.

Delicata coscienza non mai sazia di sè.

Ritornò il Maggiore con gli ordini. Il Battaglione invece di proseguire pel Solarolo. doveva piegare a destra, scendere al Cason del Sole, nel Vallone delle Mure, e rimontare poi a Malga Solarolo.

A Malga Solarolo attese senza mai scomporsi il momento del balzo estremo. La fotografia di lui, presa dal S.Tenente Rosia, ne è un documento parlante.

Siamo sull'"Istrice". in una certa ora al fuoco nemico si aggiunge il fuoco delle nostre artiglierie per raddoppiarci il martirio, poiché la nuvolaglia ha impedito di aggiustare i tiri secondo i progressi dell'avanzata. Abbiamo un solo eliografo: gli altri sono tutti fracassati.

«Zerboglio», .gli dico, «fà quello che puoi - insisti - fatti intendere laggiù». Impassibile come a un esercitazione, - e già due volte e non lievemente ferito - pianta l’apparecchio in un luogo adatto: non vi colloca un soldato: vi si mette lui… le scintille luminose replicano per mano di lui il segnale di allungare il tiro.

La lente ha la stessa fissità deIl'occhio di Enzo, si volge da ogni parte, fra nube e nube - come se il tormento e la morte non si aggirasse d'intorno... dopo molta costanza una luce risponde da lontano, dal Comando della Brigata Lombardia che è nella nostra sinistra. Il Comando di Artiglieria può, dalla Lombardia, essere avvisato per telefono. Siamo alla catastrofe. E nella catastrofe si trasfigura!

Cadono il Capitano Mathieu alla testa della 41a, il Ten. Maquignaz Alliod alla testa della 43a, Cucco, Novara, Lustrissy pare che tutto l'”Aosta scompaia, come fuso nel crogiolo tremendo, ma esce dal tormento che invermiglia tanta terra il fulgore, tardivo ma supremo, della Medaglia d'Oro, che accomunando i sacrifici del Vodice con quelli del Solaro esalta tutt'una ascesi di eroismo senza stanchezza:

"Nella battaglia della finale riscossa, rinnovando ancora una volta l’esempio di eroico valore, di spirito di sacrificio, di serena fermezza degli alpini d’Italia, consacrava alla vittoria ed alla gloria della Patria il fiore dei suoi alpini che,decimati ma non domi, intrepidamente pugnavano e cadevano al grido rintronante fra il fragore delle armi: ch’a cousta l’on ch’a cousta, viva l’Aousta!.” (Monte Solarolo 25-27 ottobre 1918)" *

Il 28 ottobre il Battaglione, ridotto a poche diecine d'uomini malconci, “massacratissimo” Aosta, scende a Bocchette, risale sul Pallone, ridà sepoltura ai suoi Morti; poi la Vittoria lo prende nel suo gran turbine d'ali, a Feltre riconsacrata italiana.

Nelle nuove terre no: fino al Nevoso, solitario gigante, poi indietro. Vodice, Tolmino, presso í Morti che non si dimenticano.

Poi, Fiume!

Poi la gloria d'oggi, di domani ! C'a cousta l'on c'a cousta

Viva l'Aousta!

 

*  Unico Battaglione Alpino decorato di Medaglia d’Oro al VMnella Grande Guerra

da "L'Alpino" n° 17 - Settembre 1923