Conquista del Monte Nero

 

 

"Spunta l'alba del 16 giugno, comincia il fuoco l'artiglieria, il Terzo Alpini è sulla via Monte Nero a conquistar....", con queste parole inizia il canto che l'Alpino Domenico Borella scrisse dopo la conquista del Monte Nero.

La dorsale che dal Monte Nero  attraverso il Monte Maznik e lo Sleme arriva fino al Mrzli Vhr era una posizione determinate per il controllo della linea d'attacco al di là dell'Isonzo. Una serie di posizioni che potevano essere, verosimilmente, conquistate con una certa facilità nei primissimi giorni di guerra, ma che, l'indecisione dei Comandi non portò a compimento.

Solo nella notte tra il 30 ed il 31 maggio si passò all'attacco del Monte Vrata e del Monte Vrsic da parte del Battaglione Susa. Il Tenente Colonnello Pettinati decise per un'azione di sorpresa dal versante più impervio delle montagne, dove il nemico non riteneva possibile poter attaccare. L'impresa fu portata brillantemente a compimento da "trentuno" volontari al comando del Sottotenente Piero Barbier. Queste montagne rivestivano un ruolo strategico importante  e la loro perdita impensierì notevolmente i Comandi Austriaci; il successo, come si verificherà spesso nella conduzione della Guerra, non fu sfruttato approfondendo l'attacco e ciò permise al nemico di rafforzarsi sulle sue nuove posizioni.

Nei giorni successivi gli Alpini dovettero sopportare una forte pressione di contrattacchi austriaci per la riconquista delle posizioni, ma non cedettero un solo centimetro. Anzi da tali posizioni si realizzò l'attacco al Monte Nero.

Nella notte tra il 15 ed il 16 giugno i Battaglioni Susa ed Exilles, cominciarono l'arrampicata. La 84a Compagnia del Capitano Albarello si mosse alle ore 24 in silenzio e con accortezza; il nemico scoprì gli Alpini nel loro avvicinamento solo alle 3,30, ma appena scoperti, il Sottotenente Picco si lanciò all'attacco con i suoi uomini ed alle 4,45 il Monte Nero era conquistato!

L'azione, mirabile per audacia e valore, fece molto scalpore nell'opinione pubblica nazionale e rafforzò l'alone di leggenda che si stava creando attorno ai soldati con la penna nera.

L'incertezza dei Comandi fu pagata dagli Alpini con un maggior contributo di sangue semplicemente ma efficacemente descritto dalle parole del canto:

"Monte Rosso e Monte Nero, traditor della vita mia, ho lasciato la casa mia per venirti a conquistar.

Per venirti a conquistare abbiam perduti tanti compagni. Tutti giovani sui vent'anni. La sua vita non torna più.

Arrivati a trenta metri dal costone trincerato con assalto disperato il nemico fu prigionier.

Il Colonnello che piangeva a veder tanto macello: - Fatti coraggio, Alpino bello, che l'onor sarà per te!-"