Monte Cimone

 

 

 

La vetta del monte Cimone, chiamata anche «Testa del Cimone», raggiunge mt. 1230, è delimitata da pareti scoscese ed è collegata al monte Tonezza da una stretta dorsale.

Su questo monte si affrontarono le migliori truppe da entrambe le parti: gli Alpini ed i Reggimenti di Linz e Salisburgo.

Dopo l'offensiva del 1916, il monte aveva cambiato il suo primitivo aspetto: le verdeggianti macchie di conifere era ridotta a scheletriti tronchi sparsi fra profonde buche scavate dai proiettili dell'artiglieria. Le truppe austriache lamentavano giornalmente vuoti preoccupanti, caduti sotto il fuoco sicuro e micidiale degli Alpini.

Questi ultimi, il 23 luglio 1916, con slancio memorabile, riuscirono ad impossessarsi della cima, mettendo gli austriaci in notevole difficoltà. Le loro posizioni erano, di fatto, sotto il tiro italiano, che si scatenava ad ogni movimento nelle trincee. Non di rado, al cambio della guardia, si ritrovava il cadavere della sentinella se non, addirittura, pochi resti accanto all'arma.

Anche l'accesso per le salmerie era sotto il controllo degli Alpini ed li transito poteva avvenire solo di notte. Talvolta il fascio della luce dei proiettori esponeva al tiro italiano le corvè che avevano un numero di caduti non inferiore a quello dei soldati in trincea.

Questa situazione insostenibile convinse i Comandi austriaci ad usare una potente mina per avere ragione delle truppe italiane.

Alle ore 5.45 del 23 settembre, due mesi esatti dalla conquista italiana, esplodono 14.000 chilogrammi fra dinamite, polvere nera e gelatina.

Sulla vetta era da poco avvenuto il cambio ed i nuovi arrivati, non ancora pratici delle nuove posizioni, si erano trovati più esposti al tremendo effetto dell'esplosione. Gli Alpini del Btg. Val Leogra, che scendevano per il turno di riposo, tornarono di corsa in aiuto ai loro compagni, ma inutilmente. La cima era caduta in a mano austriaca e da quel momento la battaglia s'irrigidì in guerra di posizione fino al termine del conflitto.